«Non ero il mio tipo»: Vita in fuga

di Giuseppe Scaraffia – Il Sole 24 Ore – 17 Novembre 2024

«Non ero il mio tipo», confessava Pierre Loti, uno degli autori più letti della sua epoca, di cui esce la magnifica biografia di una grande, sottovalutata autrice, Lesley Blanch, ricordata più che altro come moglie di Romain Gary. Per tutta la vita questo scrittore, oggi dimenticato, malgrado la sua innegabile bravura, aveva cercato di negare la modestia del suo fisico e delle sue origini. Aveva truccato la sua vita come si truccava pesantemente il viso, per fare risaltare la sua unica dote, i grandi occhi scuri. Non gli importava se tutti si rendevano conto della sua bassa statura, malgrado i tacchi alti nascosti nelle scarpe. Lui doveva innanzitutto ingannare se stesso. Nato in provincia, Loti anelava solo all`esotismo. Appena poteva si travestiva con tutto lo sfavillio dell`Oriente che tanto amava e che tanto avrebbe contribuito a fare conoscere con i suoi romanzi. D`altronde, se in divisa stava meglio, chilo aveva visto in borghese era rimasto deluso. In quella tenuta Loti sembrava ancora più piccolo, esile e magrolino. Il naso sensuale e lo sguardo profondo dei grandi occhi erano smentiti da una voce tremula. Visibilmente timido, parlava pochissimo, ma quando Alphonse Daudet, suo ammiratore, gli aveva chiesto se veniva da una famiglia di marinai, aveva risposto placidamente: «Sì, ho avuto uno zio mangiato sulla zattera della Medusa», evocando gli episodi di cannibalismo del celebre naufragio dipinto da Géricault. Disegnatore di talento, aveva inviato alla più celebre artista del tempo, Sarah Bernhardt, il ritratto che le aveva fatto dopo averla applaudita a teatro. L`indomani aveva cominciato a farle visita, prima indivisa, poivestito da turco. Aveva sinceramente apprezzato la scenografia decadente della casa della diva, dallabara foderata di seta al suo zoo domestico. Però qualcosa non doveva avere funzionato, probabilmente lo scrittore non aveva esaudito le avances della diva che non l`aveva più ricevuto. Ma lui, per rovesciare la situazione, aveva escogitato uno stratagemma: due scaricatori avevano consegnato alla Bernhardt unpesante tappeto che, srotolandosi, aveva fatto uscire il piccolo Loti. Lo stratagemma ideato da Cleopatra per arrivare a Cesare aveva avuto successo ancora unavolta. Da allora Bernhardt e Pierrot il Pazzo, come lo chiamava, erano diventati grandi amici e lui le mandava senza problemi i suoi ritratti di marinai nudi. Tutti lo sapevano o lo sospettavano, ma nessuno lo diceva ad alta voce: malgrado la moglie e le amanti, Loti era bisessuale e probabilmente qualche personaggio femminile nasconde profilivirili. Secondo il figlio, amava appassionatamente gli uomini e le donne, e, aggiungeva, se ci fosse stato un terzo sesso, avrebbe amato anche quello. Loti, soprannome datogli forse a Tahiti dalla regina Pomaré in omaggio a un fiore timido come lui, era stato un ottimo ufficiale di marina, molto amato e apprezzato dal suo equipaggio. Un uomo coraggioso che, al tempo dei massacri francesi del Nanchino per domare la rivolta dei Boxer, non aveva esitato a denunciarli sul «Figaro», mettendo in pericolo una carriera a cui, malgrado tutto, teneva. Stranamente i colleghi più celebri apprezzavano quello che Anatole France aveva soprannominato «il sublime illetterato». Persino l`aspro Vincent Van Gogh era rimasto affascinato dal Matrimonio di Loti, un romanzo in cui, anticipando i tempi, diventava apertamente un proprio personaggio. In realtà Loti sembrava indifferente alla gloria. Si sentiva a suo agio solo a Costantinopoli, lontano dai sussulti della storia che scuoteva- no l`Europa. Gli piaceva travestirsi da turco conbizzarri decori di passamaneria rossa e nera e perdersi nei vicoli brulicanti di suoni e di persone. «Sopra ivapori e le polveri l`immensa città appare come sospesa. In mezzo al cielo si ergono minareti appuntiti come lance, si innalzano grandi cupole di un bianco grigio, smorto, affastellate le une sulle altre come piramidi di campane di pietra». Convinto che i turchi fossero una popolazione straordinaria, detestava i turisti e la modernità che avanzava sui loro passi. Meno male che il bazar non era stato inquinato dalle novità. Gli piacevano enormemente i caffè di Galata. I loro divani di velluto vermiglio, disposti su due file, che invadevano la strada. I nugoli di camerieri che si affollavano nel fumo odoroso dei narghilé, mentre i clienti osservavano il passeggio. «Il grande ozio delle sere d`Oriente ha inizio». Per scrivere i suoi romanzi ambientati su quelle rive lontane, si cospargeva di uno strano profumo, una miscela di benzoino e patchouli e intrecciava le sue storie d`amore e morte, nostalgia e passione come le mussulmane intrecciavano i tappeti, che amava tanto. Con i suoi guadagni si era costruito a Rochefort una Disneyland personale, una macchina dei sogni, in cui, dietro una banale facciata, si celavano una zona medievale e una zona rinascimentale, scrupolosamente arredate con pezzi d`epoca, ma la parte del leone andava agli ambienti orientali in cui preziose antichità, sculture e mosaici preludevano al pezzo più importante: una piccola moschea. Loti però si sentiva a suo agio solo lontano dal mondo civilizzato, dove «qualcosa come un sudario bianco cade, spegnendo i rumori degli altri luoghi, arrestando tutte le agitazioni della vita moderna». Soltanto lì la sua malinconia e l`ossessione della morte sembravano attenuarsi. Gli seccava invecchiare e quando gli dicevano che era molto giovanile, replicava: «Vedrete che al mattino sto molto meglio».
© RIPRODUZIONE RISERVATA


Pierre Loti

32,00 

Quando Pierre Loti – scrittore adulato, ufficiale di marina, viaggiatore, acrobata amatoriale e illusionista – morì nel 1923 gli furono concessi i funerali di stato, e fu l’unico scrittore francese a ricevere un simile onore dopo Victor Hugo. Viaggiò nei mari del Sud, in Asia e in Medio Oriente (la sua grande ossessione) e amò con intensa passione e libertà ovunque andò.

Bhoémien, esotico e fieramente romantico: adorato e disprezzato in egual misura dalla società francese, Loti passò la sua vita a sfuggire alle costrizioni della Francia borghese – e in questo modo ridefinì la sua epoca.  La biografia di Lesley Blanch ha fatto rivivere l’interesse verso questo scrittore francese “ingiustamente dimenticato” e ha dato il via ad una serie di ristampe dei suoi romanzi e dei suoi libri di viaggio in Francia: “Egli non era soltanto uno scrittore sdolcinato e sentimentale come qualcuno pensa. Ricordatevi che gente come Henry James e Marcel Proust nutrivano una grande ammirazione per lui”.


Traduzione di Cecilia Tagliabue
Pagine: 470

SKU: 9791281674035
Categoria: ,
Tag: , ,

EDIZIONI MEDHELAN

Via Aristide De Togni, 7 - 20123 Milano info@edizionimedhelan.it