Dalla Russia con terrore (rosso)

di Eleonora Barbieri – Il Giornale – 6 Luglio 2025

Nei giorni della Grande Rivoluzione, Paul Dukes è già in Russia da molti anni. Nato nel Somerset nel 1889 (muore in Sudafrica nel 1967), prima insegna inglese a Riga, poi si stabilisce a San Pietroburgo, dove studia musica. Parla russo quasi alla perfezione e non ha paura di nulla. Quando scoppia la Prima guerra mondiale dà una mano al Foreign Office con la propaganda bellica. Poi, nell´estate del 1918, riceve l´ordine di recarsi a Londra immediatamente: l´MI6 lo recluta per fare la spia nella Russia bolscevica. Decida lui come tornare in quella che è ormai Pietrogrado, dove alloggiare, a chi appoggiarsi e di chi fidarsi, e di quante e quali risorse abbia bisogno. Se Dukes è un po´ disorientato, non impiega molto a svegliarsi. Già passare il confine, ghiacciato e pattugliato, tra la Finlandia e la Russia comunista è un´avventura. Poi servono documenti contraffatti, una barba da russo, un nome ucraino (perché l´accento non è perfetto), un letto dove dormire… Dukes ama profondamente il popolo russo e la sua cultura, ma vuole anche salvarsi la pelle, e aiutare i suoi amici. Già, perfino le spie hanno amici, a modo loro. Basta leggere Crepuscolo rosso e il nuovo giorno, il memoir che Dukes scrive di quegli anni trascorsi a mandare dispacci sulla Rivoluzione, pubblicato nel 1922 e ora edito in italiano da Medhelan. Il libro è gustosissimo: se amiamo James Bond, come non adorare una spia inglese più o meno improvvisata nella città più letteraria di Russia, in un´epoca di confusione rocambolesca di ruoli e velleità politiche, di trasformazioni che segnano un intero secolo, di arresti sommari e fughe nei tubi di scarico, di donne affascinanti da salvare e loschi figuri di cui diffidare, di irruzioni in locali clandestini e incredibili evasioni dalla prigione della Ceka, “la più famosa di tutte le istituzioni bolsceviche”? Fin da quei primi anni, Dukes coglie anche alcuni aspetti cruciali del regime sovietico. Per esempio: “Il fenomeno della Russia rossa è un supremo esempio del trionfo delle parole d´ordine, degli slogan e dei tormentoni politici sulla ragione. Stremato dalla guerra e dalla politica, il popolo russo credette facilmente a coloro che promettevano senza ritegno ciò che nessuno poteva dare, tanto meno chi lo prometteva”. E ancora, la devozione del “vero bolscevico” eguaglia quella dei fedeli ortodossi, solo che i suoi “santi” sono venerati “per la veemenza con cui hanno promosso la guerra di classe, fomentato il malcontento e predicato la rivoluzione mondiale”. Individua le carenze dei “bianchi”, l´indifferenza dell´Occidente, la cecità degli oppositori, l´emergere “della più strana fra le anomalie, il bolscevismo da salotto”. Nota che sui volti della gente di Pietroburgo, due anni dopo la Rivoluzione, è impressa “l´impronta della fame, dell´angoscia e del terrore: il terrore di quella stessa polizia zarista” che, illusoriamente, credevano di avere sconfitto. Analizza la struttura che il regime riesce mano a mano a ricreare e consolidare, assorbendo i vecchi elementi “borghesi” nei ruoli di comando.


Crepuscolo rosso e il nuovo giorno

24,00 

Nell’estate del 1918 Paul Dukes, giovane insegnante d’inglese prima a Riga e poi a San Pietroburgo, al servizio del MI6 nella Russia zarista, viene incaricato di indagare sul nuovo regime nato dalla Rivoluzione d’Ottobre. La sua attività operativa, fra travestimenti e rocambolesche fughe, alle prese con ambigui personaggi e braccato dalla temibile Čeka, proseguirà per due anni. Nel 1920 sarà quindi premiato da Re Giorgio V col titolo di Cavaliere dell’Ordine dell’Impero. Crepuscolo rosso e il nuovo giorno è il racconto delle sue avventure e di quanto cercò di raccogliere dalla diretta voce del popolo russo riguardo alla rivoluzione. Dukes descrive le condizioni di vita in una delle due capitali, le opinioni della gente comune, i velleitari tentativi della controrivoluzione e la progressiva organizzazione delle forze bolsceviche per dar vita ad un sistema di governo totalitario. Prototipo di molte spy stories britanniche, l’opera di Dukes è un quadro assai vivido, narrato con grande abilità e un pizzico di humour inglese, dei primi anni della Russia sovietica. Quella di Dukes è un’opera unica nel suo genere anche per un’altra ragione. Come infatti notava The Times Literary Supplement «si tratta dell’eccezionale caso di un agente segreto britannico cui venne concesso già nel 1922 di pubblicare le memorie della sua attività di spionaggio in Russia».


Prefazione di Antonio Carioti
Traduzione di Fabrizio Bagatti

Pagine: 318


Recensioni:

Il Giornale – Eleonora Barbieri

Italia Oggi – Diego Gabutti


 

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