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Speranza contro speranza – Memorie

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Nadežda, in russo, vuol dire speranza, e mai come nelle Memorie di Nadežda Mandel’štam, sperare, nonostante tutto e contro tutto e tutti, è stato un imperativo e un insegnamento. Uscite per la prima volta clandestinamente dall’Urss negli anni Sessanta, e subito tradotte negli Stati Uniti, le Memorie della Mandel’štam, ora pubblicate in Italia per la prima volta in edizione integrale, raccontano il dramma di una generazione intellettuale all’indomani della Rivoluzione: le illusioni prima, la paura poi, la menzogna come habitus mentale infine. Raccontano altresì gli anni Trenta dello stalinismo, quando un’intera generazione di narratori, critici, poeti, da Josip Mandel’štam a Anna Achmatova, due nomi per il tutto, viene ridotta al silenzio, alla deportazione, alla morte. Infine, gettano uno sguardo sullo sconvolgimento che la morte di Stalin provocherà in un Paese talmente asservito dal terrore dall’essere incapace di capire che cosa quella scomparsa possa significare. Sincerità d’accenti, semplicità tragica, dignità, humour fanno di queste Memorie un capolavoro senza tempo. Nata nel 1899, Nadežda Jakovlevna Kazina conobbe Osip Mandel’štam nel 1919 e lo sposò nel 1922. Dopo la morte del marito, trascorse il resto della sua vita a «salvarne» l’eredità poetica, mentre i capricci dello stalinismo la spostavano lungo i confini della patria. Sopravvissuta alle «purghe» e al «terrore», il disgelo kruscioviano le permise di tornare a Mosca, dove rimase sino alla fine dei suoi giorni (1980) e dove scrisse il suo capolavoro, un racconto dall’interno dei tormenti e delle tragedie del leninismo e dello stalinismo, delle speranze deluse e delle promesse tradite del comunismo, come nemmeno Solgenitsin e Grossmann sono riusciti a fare.


Traduzione di Giorgio Kraiski

Pagine: 656

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Nadežda Mandel’štam

Nadežda Jakovlevna Mandel'štam (1899-1980), nata Khazina, é stata una scrittrice russa, figlia di una famiglia benestante di origini ebree convertita al cristianesimo ortodosso. Il padre era il famoso avvocato Iakov Arkad'evich Khazin e la madre, Vera Iakovlevna Khazina, fu tra le prime donne medico in Russia. Dal 1922 fu moglie del poeta Osip Ėmil'evič Mandel'štam (1891–1938), incontrato due anni prima in un night club a Kiev. Assieme a lui fu vittima delle Grandi purghe staliniane. Condivise con marito la vita precaria e continuamente minacciata, e gli è stata vicino nei luoghi di confino, dall'arresto fino alla morte nel Gulag (1938). Gran parte delle poesie del marito si sono salvate perché Nadežda, quando andava a fargli vista, se le imparava a memoria e le trascriveva una volta tornata a casa. Gli è sopravvissuta per oltre quarant'anni, costretta all'esilio dall'Unione Sovietica tra il 1938 e il 1958. Ha consacrato la sua vita alla conservazione dell'opera e della memoria del poeta e adoperandosi per la sua riabilitazione. Anche con questi intenti scrisse le Memorie, di notevole interesse storico-letterario, pubblicate in russo tra il 1970 e il 1987 in tre volumi.

Descrizione

Sincerità d’accenti, semplicità tragica, dignità, humour fanno di queste Memorie un capolavoro senza tempo.

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