I due stendardi

di Riccardo Canaletti – Il Foglio – 2 Ottobre 2024

Anche l’Eros vuole una sua teologia, poiché la passione è un sentimento che non ti abbandona mai. E’ come l’immagine cuncta videns dei ritratti tardomedievali e rinascimentali. Ti segue prima che tu la segua, forma il tuo sguardo perché ti guarda. La passione è questo, una tempesta che genera una tempesta. E questa forza elevata a potenza ha bisogno di una logica di Dio, cioè un discorso sulle condizioni di esistenza. Ogni teologia è, quindi, rivolta a se stessi (il ché è ovvio, Dio non ha bisogno di discorrersi addosso). Ne va della nostra vita, della nostra identità. Lucien Rebatet, con I due stendardi ha scritto il più importante trattato di teologia passionale, o teologia erotica, del Novecento. E questo mostro filosofico non si esaurisce nei discorsi tra Michel, l’anarchico nietzschiano, e Régis, il seguace di Ignazio di Loyola. I due daranno vita a un triangolo amoroso con Anne-Marie, fonte inesauribile di inventiva letteraria in grado di far deflagrare gli ormoni e, con essi, il pensiero, dando prova di ciò che il biologo Damasio ha definito in un suo libro “errore di Cartesio”. Rebatet, in altre parole, scarnifica i sentimenti – che sono sempre sentimenti morali – e li rimpolpa con la nuova filosofia. Per farlo si serve del romanzo tradizionale, da Il rosso e il nero a Madame Bovary, per superare immediatamente il genere stesso e dar vita a un grande romanzo-senhal, dove per romanzo è da intendersi vita e per stile è da intendersi il modo stesso in cui il pensiero si svolge. 

Tale è la portata filosofica di questo libro letterario, che persino il titolo, I due stendardi, rimanda a una tensione dialettica, che però non è hegeliana, superabile, risolvibile. Non c’è risoluzione tra Dio e passioni, la grande politica del Novecento e le sue atrocità: la storia è una contraddizione. La stessa che fa convivere in Rebatet, pamphlettista antisemita tra i più violenti, l’ideologia dell’orrore per antonomasia, quella nazista (che da un certo punto di vista sosterrà sinceramente, dall’altro sposerà per realismo politico, a suo dire, e amore per la Francia) e lo spirito di un anarchico della letteratura mondiale, un anticlericale cristiano che prega e si interroga attraverso le parole di un gesuita.  


I due stendardi è considerato un capolavoro, al pari dei libri di Louise-Ferdinand Céline (altro antisemita). Ma forse definirlo tale è fargli un torto. Perché ancora troppo misconosciuto al grande pubblico. E’ giusto che venga allora immaginato come un romanzo clandestino, un blocco dalla geometria liscia e curata dei grandi classici, che tuttavia conserva dentro di sé le ruvidezze aliene di una mente geniale, che il dogmatismo contemporaneo non ci permette di cogliere pienamente. Ma arriverà il momento. 


I due stendardi

62,00 

Ventenne, lionese, un’educazione cattolica combattuta a colpi di Nietzsche e di Wagner, intelligente, ardente e senza soldi Michel sbarca negli anni Venti nella capitale per finire i suoi studi. Scopre Parigi, musica, pittura, teatro, letteratura, scopre il piacere. C’è di che inebriarsi, ma il destino ha in serbo per lui una sorpresa.
Il suo amico Régis, che da Lione non se n’è andato, gli fa sapere che vuole farsi prete, gesuita addirittura, e contemporaneamente che ama una ragazza, Anne-Marie.
Quando lui entrerà in seminario, lei comincerà il suo noviziato in un ordine femminile. L’evocazione dell’amore mistico e puro, ma bruciante, che li unisce, scuote così profondamente Michel da farlo a sua volta innamorare di Anne-Marie, nel frattempo incontrata.
C’è un solo mezzo per poterle restare accanto, pensa, e consiste nell’essere anche egli partecipe dell’avventura spirituale che la coppia ha intrapreso. Vorrebbe e dovrebbe convertirsi, Michel, ma è più forte di lui, e non ci riesce. Non riesce però nemmeno a dichiararsi quando Anne-Marie rompe con Régis, che troppo facilmente ha accettato di piegarsi a un ordine puramente esteriore che impone fra loro la separazione, e per questo giudicato da lei un traditore. Adesso sono Michel e Anne-Marie gli amici inseparabili e, finalmente, terminano uno nelle braccia dell’altra, ma se il primo è un essere a cui la terra è sufficiente, la seconda è una di quelle creature che si perdono quando hanno perduto il loro Dio. Dopo un’incredibile viaggio in Italia e in Turchia all’insegna dell’erotismo e della complicità sessuale, dove però le lettere di Régis seminano dubbi e rimorsi nel cuore di Anne-Marie, tutto di nuovo precipita e Anne-Marie rompe con Michel. Pur se non ha più la fede, resta in lei la nostalgia per qualcosa che non è umano, ma divino, come una droga di cui non si può fare a meno. Per amore Michel ne prende atto, ma è con Régis che si giocherà l’ultimo atto…


Introduzione e traduzione di Marco Settimini

Pagine: 776 vol. I – 784 vol. II

SKU: 9791281674011
Categoria: ,
Tag: , , , ,

EDIZIONI MEDHELAN

Via Aristide De Togni, 7 - 20123 Milano info@edizionimedhelan.it