I cospiratori
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Città d’ombre, passiva e sonnolenta, durante la Seconda guerra mondiale Lisbona diviene un frenetico bazar che l’invasione nazista dell’Europa riempie di profughi: in fuga, in cerca di asilo o di soccorso. La capitale portoghese è un luogo dove forse ci si può fermare o ci si può nascondere, un luogo da dove forse tutto può ricominciare. È l’unica porta che ancora l’Europa può chiudere dietro di sé, l’ultimo porto sull’Atlantico e il Novo mondo. Non tutti quelli che arrivano, riescono ad andarsene. Non tutti quelli che arrivano, vogliono andarsene. Ci sono spie e avventurieri, truffatori e truffati, doppiogiochisti portoghesi e agenti segreti d’ogni dove, diplomatici europei disposti a monetizzare i favori inerenti al loro status: passaporti, identità, nascondigli sicuri, la certezza di un volo o di un imbarco. E naturalmente ci sono femmes fatales e tavoli da gioco, dinner jackets e dry Martini, la ronda del sesso dove l’amore può uscire come lo zero alla roulette del casinò. Vincent, il protagonista di I cospiratori, apolide suo malgrado, è appena evaso dalla prigione di Alfama, un’evasione “pilotata” che ha come obiettivo ultimo non la libertà, ma la morte. Deve uccidere, Vincent, uccidere chi ha tradito lui e i suoi compagni. Non ne conosce né il nome né il volto, e non ha molto tempo a disposizione. Non sa se chi ha tradito sia una “quinta colonna” interna, non sa neppure se possa veramente fidarsi della donna che ama… Analisi sottile delle mente e dei sentimenti di un killer suo malgrado, I cospiratori è un eccitante e coinvolgente romanzo dove la suspense percorre ogni pagina e preda e cacciatore si danno il cambio. Uscito nel 1943, frutto di una conoscenza di prima mano di ciò che allora era la Lisbona neutrale eppure bellica e di cui qui viene dato un memorabile ritratto, I cospiratori inserisce Prokosch in quella ristretta cerchia di autori, Koestler, Malraux, Remarque, Silone che hanno saputo costruire romanzi di straordinario spessore avendo l’Europa e la sua “guerra civile” come sfondo privilegiato.
Traduzione di Antonio Armano
Pagine: 285
Scrittore americano (1908-1989). Di famiglia austriaca (il padre era un professore di lingua tedesca all’Università di Yale, mentre la madre era una concertista classica), dopo aver completato gli studi universitari all’Haverford College e dopo essersi perfezionato alla Yale University (ottenne anche una seconda laurea alla Cambridge University), cominciò a viaggiare, trovando una patria d'elezione nell'Europa, che avrebbe frequentato assiduamente, fino ad andarci a vivere.
Dal 1932 al 1934 fu insegnante di inglese alla Yale University.
Durante la II Guerra Mondiale fu diplomatico presso la legazione americana in Portogallo e in Svezia, e dopo la guerra fu per qualche anno “visiting lecturer” all’Università di Roma. Divenne un esperto di lepidotteri, perchè - assieme al gioco del tennis - le farfalle erano una sua grande passione. Il successo letterario gli arrise con "Gli Asiatici" (The Asiatics), romanzo del 1935 che sarebbe stato tradotto in 17 lingue (in italiano nel 1937). Ambientato in un Oriente e una Cina immaginari, il romanzo narra la storia parzialmente autobiografica di un giovane americano in viaggio da Beirut alla Cina. A quel che resterà il suo più grande exploit seguono: "Sette in fuga" (Seven Who Fled) (1937), vincitore dell’Harper Prize e tradotto in italiano nel 1949; "Notte dei poveri" (Night of the Poor) (1939), incentrato sulle vicende avventurose di due vagabondi in America; "I cieli d’Europa" (The Skies of Europe) (1941), nel quale Adolf Hitler viene dipinto come un artista fallito. E ancora: "I cospiratori" (The Conspirators) (1943), che nel 1944 diventa un film per la regia di Jean Negulesco; "Il tempo del tuono" (The Age of Thunder) (1945), tradotto in Italia nel 1949 col titolo "Cinque notti a camminare"; "Gli idoli della caverna" (The Idols of the Cave) (1946, 1951 edizione italiana); "Tempesta ed eco" (Storm and Echo) (1948) e "Nove giorni a Mukalla" (Nine Days to Mukalla) (1953) che si inseriscono nel filone della narativa di viaggio. Opere tipiche della sua tarda produzione possono essere considerate "Ballata d’amore" (Ballad of Love) (1960); "Le sette sorelle" (The Seven Sisters) (1962); e soprattutto "Il manoscritto di Missolonghi" (The Missolonghi Manuscript) (1968), una biografia fantastica di Lord Byron. Il successo di Prokosch è tutto attorno alla metà degli anni trenta, e scema rapidamente nel decennio successivo. Il paradosso crudele, però, è che in parallelo a questo disinteresse da parte del pubblico, il consenso della critica comincia a incoronare Prokosch come un grande scrittore. L'autore si ritira in una casa nei pressi di Grasse, in Francia, dove resterà fino alla sua morte. Dopo un lungo periodo di silenzio, nel 1983, scrive il libro di memorie che è da molti considerato il suo capolavoro: "Voci" (Voices: A memoir).