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La linea dell’orizzonte

16,00 

Bruna, trentadue anni, vestita leggera, Rea Franzì è la protagonista della Linea dell’orizzonte, romanzo e insieme riflessione profetica sulla perdita delle identità. Quelle degli individui prigionieri dell’eterno presente, e quella dei luoghi, come le isole greche invase d’estate da orde di «gente bionda». Ambientato a Patmos, icona della lotta al turismo di massa, dove a mezzanotte «la musica finisce» è la storia di una fuga e di una ricerca. Pasoliniano e nostalgico, sognante e luminoso, il romanzo di Vakalopoulos racconta a nuove e vecchie generazioni il dramma dell’omologazione e della disgregazione sociale. Lo fa con una prosa folgorante, quasi la sceneggiatura di un film, inseguendo Rea fra le spiagge dell’isola dell’Apocalisse. Petros Markaris la definisce nella sua prefazione alla presente edizione «un’opera profetica, che prevede dove sarebbe andata a finire la Grecia nel primo quarto del XXI secolo». Quello di Vakalopoulos, infatti, non è solo un romanzo, ma una guida alla ricerca di un’immagine, un nuovo inizio, un ritorno a se stessi e alle proprie radici. Fra chiesette incastonate sul ciglio di una scogliera, evocazioni dell’imperatore Alessio Comneno, difensore dell’eternità contro i Franchi avidi di presente autori del sacco di  Costantinopoli durante la Quarta Crociata, spiagge frequentate da «uomini di altre epoche, passate e future» e altre invase da turisti che non sanno dove si trovano, ma seguono la corrente, Vakalopoulos aiuta il lettore scoprire che la vera fuga è un ritorno. Un ritorno ai ritmi del villaggio, alla comunità, all’autentica musica che sgorga dall’anima del popolo, alla dimensione dello spirito che la Linea dell’orizzonte, quella che unisce l’azzurro del cielo al blu dell’Egeo, lascia intravvedere quale risposta di verità e libertà.


Prefazione di Petros Markaris
Traduzione e postfazione di Francesco Colafemmina

Pagine: 160

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Christos Vakalopoulos

(1956-1993) prolifico critico cinematografico, sceneggiatore, regista, speaker radiofonico nato a Kypséli, quartiere popolare di Atene, studia in Grecia e a Parigi, dove assorbe le più importanti tendenze del mondo intellettuale. Nonostante la sua formazione marxista, esprimerà una profonda critica del materialismo e del globalismo. Muore prematuramente nel 1993 a soli 37 anni dopo l’uscita del suo secondo lungometraggio intitolato Per favore, donne, non piangete!. La Linea dell’orizzonte è il suo capolavoro letterario e la sua eredità spirituale.

Descrizione

«Scosta il telo bianco, entra nella piccola diroccata chiesa, ac­cende un cero. Il sole tramonta, qualcuno è passato e ha acceso un cero, è passata una donna bruna e ha acceso un cero, ha in­viato alcuni pensieri alle sue amiche e a suo marito, ha mandato un saluto ad un timido ragazzo che entrò nella sua stanza e poi se lo ingoiò la vita reale, è passata una donna e ha proseguito verso la piazza, se ne andavano tutti assieme in chiesa e ascen­devano al ritorno tutti assieme, se ne stavano seduti nei caffè e raccontavano ricordi, gli sfuggiva la vita reale, offrivano lukúmia, sussurravano tutti assieme il Per mezzo delle pre­ghiere, è passata una donna bruna al momento del tramonto e ha acceso un cero senza sapere perché…»

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