Edizioni Medhelan

Un romanzo per celebrare tutti i comunisti eretici

di Massimo Novelli – Il Fatto Quotidiano – 21 novembre 2022

La seconda morte di Ramòn Mercader, un gran bel romanzo di Jorge Semprùn (1923-2011) fa ripensare alle donne e agli uomini che furono detti comunisti eretici. 

Credevano in un mondo di liberi ed eguali, vennero perseguitati tanto dall’Unione Sovietica quanto dal nazifascismo. Alcuni restarono comunisti; altri, come Semprùn, giunsero alla convinzione che il comunismo non avrebbe mai potuto avere altro volto che quello del totalitarismo.

Tra gli italiani ci fu Giovanni Boero, classe 1878, piemontese, operaio. Il 16 maggio del 1958 si suicidò a Ivry-sur-Seine, vicino a Parigi. Lasciò scritto che si uccideva per protestare contro il putsch militare di Algeri, che avrebbe spianato la strada alla Quinta Repubblica presidenzialista di Charles De Gaulle. Boero ebbe sempre una concezione operaista e internazionalista del comunismo e della rivoluzione. Non gli piacevano gli intellettuali. Amava i fatti, non le parole. Emigrato nel 1899 a Marsiglia, e quindi ritornato in Italia, a Torino, si schierò con i socialisti intransigenti, diventando uno dei principali esponenti della sezione torinese del Psi e tra i fondatori a Livorno nel 1921 del Pcd’ I. Andò in esilio in Francia nel 1923. Aderì al gruppo dei comunisti di sinistra e antistalinisti della Nuova opposizione italiana, avvicinandosi alle posizioni di Lev Trockij e guadagnandosi l’espulsione dal Partito comunista di Palmiro Togliatti. Insieme ad Alfonso Leonetti, a Pia Carena, a Paolo Ravazzoli, a Pietro Tresso (assassinato in Francia, durante la Resistenza, da agenti di Stalin), a Teresa Recchia e a Mario Bavassano, fece parte di quel mondo di fuoriusciti che sarebbero stati definiti comunisti senza partito. Ebbero vite grame, furono dipinti come traditori e spie da Mosca, dal Pci e dal Partito comunista francese.

Teresa Recchia, torinese, compagna di Bavassano, morì ad appena 34 anni in un ospedale di Parigi. In uno dei fogli dei senza partito fu proprio Boero a commemorarla, rammentando che aveva sempre combattuto il burocratismo per creare un proletariato rivoluzionario. In Francia, oltre a esercitare il mestiere di decoratore e a collaborare ai vari giornali trockisti e della dissidenza, peregrinò da un posto all’altro: da Reims a Mont Saint-Charles, nella Marna; e da Sucy-en-Brie, nel dipartimento Seine-et-Oise, a Ivry. Qualche tempo prima della guerra, nel 1938, si era riavvicinato ai socialisti massimalisti, anche perché si erano andate intensificando le divisioni e le diaspore all’interno delle frazioni della sinistra comunista. Scoppiò la guerra, ci furono l’occupazione della Francia e l’omicidio di Trockij. Boero aderì alla Resistenza, prendendo parte alla liberazione di Parigi. Anche nel dopoguerra la vita fu molto difficile per gli eretici del comunismo. A Casale Monferrato, nel luglio del 1945, sicari legati al Pci uccisero il bordighista Mario Acquaviva, figura limpida di dirigente degli internazionalisti. Boero, vecchio e disilluso, si allontanò sempre di più dalla militanza. Poi, un giorno, aprì il gas e morì. Nel romanzo di Semprùn non si parla di Boero, ma la sua storia è la stessa di alcuni protagonisti del libro.

Nel 1943, Semprún viene arrestato dalla Gestapo e viene mandato l’anno seguente nel campo di concentramento di Buchenwald. All’uscita dal campo vive per alcuni anni a Parigi fino al rientro in Spagna nel 1953 dove si reca per coordinare le attività clandestine di resistenza al regime franchista: esperienza che lo costringerà a vivere sotto falsa identità per dieci anni. A seguito dell’espulsione dal partito nel 1964, decide di dedicarsi interamente al lavoro di scrittore e sceneggiatore riprendendo e sviluppando alcuni tra i personaggi a cui aveva già accennato nei lavori precedenti.

Dopo aver svolto funzioni di primo piano, durante il franchismo, nelle fila del Partito comunista spagnolo, ne è in seguito uscito. A partire dagli anni Sessanta si è dedicato attivamente alla letteratura, scrivendo in francese romanzi e sceneggiature cinematografiche. Esordì con il romanzo Il grande viaggio (Le grand voyage, 1963 – pubblicato in Italia da Einaudi nel 1964), vincitore del premio Formentor. È stato ministro della Cultura in Spagna dal 1988 al 1991. È morto a Parigi nel 2011. Guanda ha pubblicato La scrittura o la vita (1996) e Esercizi di sopravvivenza (2014).


La seconda morte di Ramón Mercader

Il prezzo originale era: 28,00 €.Il prezzo attuale è: 20,00 €.

Quando Ramón Mercader si presenta al controllo passaporti dell’aeroporto di Zurigo, il suo destino è segnato. Tutto ha avuto inizio quattro giorni prima, una volta lasciata Madrid per un viaggio d’affari ad Amsterdam. Ramón non si occupa solo di import-export: è una spia dell’Urss in terra di Spagna. La sua copertura, però, sta rischiando di…

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